Nonostante le turbolenze commerciali e i dazi, gli agrumi (3.093 milioni di euro) continuano a essere uno dei cinque prodotti più esportati sul mercato spagnolo.Nonostante le turbolenze commerciali e i dazi, gli agrumi ( 3.093 milioni di euro) continuano ad essere uno dei cinque prodotti più esportati sul mercato spagnolo. Lo afferma l’ultimo rapporto annuale sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, della pesca e della silvicoltura del Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione. Superata la ‘prima fase’ del 2020, dal campo stesso si può respirare un po’ più tranquilli, una volta che sembra confermato che gli amari risultati della campagna di raccolta degli agrumi del 18-19 non si ripeteranno . C’è una grande domanda sui mercati, non sembra che si verificherà il solito ‘incidente ferroviario’ tra la raccolta del nord e del sud del mondo (dove il prodotto è già sostanzialmente esaurito) e la forza dell’export rimarrà relativamente forte grazie ai partner della comunità.
È evidente che il settore degli agrumi non è immune dalla crisi generata dal COVID 19, ma è anche vero che si prevede una campagna con un’offerta tra il 25% e il 30% più alta in alcuni prodotti come mandarini, clementine o arance. Anche per quanto riguarda quest’ultimo frutto, si prevede una certa carenza sui mercati europei finché non inizierà la raccolta nei campi spagnoli. Una situazione che ha attivato le macchine per la raccolta anticipata, garantendo sempre la qualità del prodotto, in alcune zone del Paese. Nella campagna valenciana, ad esempio, si sono già verificati acquisti anticipati, un fattore che, sebbene non decisivo, sembra certificare che gli agrumi spagnoli saranno in grado di mantenere i prezzi per tutta la stagione .
La produzione di cachi diminuisce
Anche se tutto fa pensare che il calo sarà poco pronunciato. Il cachi è un altro frutto che assume un ruolo speciale in autunno, sebbene non rientri nella categoria degli agrumi. Per la campagna 2020, gli agricoltori spagnoli si sono assicurati 345 milioni di chili di cachi, un volume leggermente inferiore a quello coperto l’anno precedente (385 milioni di chili), anche se questo non significa che si debba parlare in una luce negativa. Le principali regioni produttrici prevedono che i pezzi raggiungeranno il consumatore con calibri molto più grandi e una qualità eccezionale. Anche i cachi non sono estranei alla fretta di approvvigionarsi bene: gli acquisti anticipati hanno caratterizzato le prime fasi della campagna con un interesse insolito da parte degli operatori commerciali quando si tratta di assicurarsi quantità significative di prodotto.
Fresco anziché lavorato
Si prevede quindi una campagna agrumicola molto interessante. I mandarini della tipologia Satsuma saranno i primi a raggiungere i vassoi di raccolta e saranno seguiti dal resto delle varietà, previste per le date consuete e con un aspetto esterno notevole. E tutto questo nonostante la già citata pandemia di coronavirus, che ha addirittura suscitato un ulteriore interesse da parte dei consumatori per questo tipo di frutto, consapevoli che si tratta di un modo naturale e sano per aiutare le difese dell’organismo. Un consumatore che non dimentica altri aspetti come l’impegno chiaro e deciso a favore dei prodotti freschi rispetto a quelli trasformati, o la preferenza per trovare alternative vere e sostenibili alla plastica nei supermercati e nei negozi.
A Hinojosa entriamo anche nella campagna degli agrumi e dei cachi
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