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Cosa stanno facendo i brand e cosa si aspettano da loro i consumatori in tempi di COVID-19?

Consumo contenido COVID

8 de abril de 2020

L’emergenza sanitaria che ha scosso la Spagna a causa del COVID-19 ha avuto (e avrà) conseguenze diverse. Uno di questi è il cambiamento nelle tendenze e nelle abitudini delle persone.

Nessuno ignora che l’emergenza sanitaria che il nostro Paese ha vissuto ha completamente trasformato la realtà sociale e ha comportato un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo. E, come sottolineato da Studio IPG Mediabrands, il consumo no si è fermato ma è stato modificato: infatti il ​​numero di persone che lo hanno fatto è stimato attorno all’86%. Un fatto di cui ogni brand dovrebbe tenere conto per connettersi ancora di più con il proprio pubblico durante la crisi. Ma di cosa dovrebbero tener conto a questo riguardo?

Questo è ciò che stanno facendo i brand

L’azienda sottolinea nel suo studio che è più importante che mai fornire «valore reale» ai consumatori, senza perdere di vista che essi chiedono maggiori dosi di responsabilità, non solo nei confronti della comunità ma soprattutto con i dipendenti. Più di un brand ha visto la propria reputazione penalizzata, almeno online, per non aver adottato in ogni momento le misure che il pubblico riteneva opportune.

Oltre all’aspetto più legato alle risorse umane, questa crisi è servita a evidenziare l’enorme impegno sociale dei marchi. Gli esempi sono infiniti e di tutti i tipi:

  • Microsoft e Cisco hanno subito messo a disposizione dei cittadini strumenti che facilitano il telelavoro.
  • Netflix, HBO e il resto delle piattaforme di streaming hanno immediatamente accettato la proposta di ridurre la larghezza di banda per facilitare il traffico online.
  • Molte compagnie aeree hanno consentito la cancellazione delle prenotazioni e hanno pagato denaro per viaggi sospesi a causa del COVID-19.
  • Amazon ha offerto letture gratuite di alcuni miti della letteratura spagnola.
  • Pikolin ha donato centinaia di materassi per strutture temporanee.
  • Anche in Hinojosa abbiamo messo a disposizione dei nostri clienti separatori di cartone per le aziende che devono continuare a lavorare, e abbiamo donato fino a 14.000 mascherine attraverso tutti i nostri stabilimenti in Spagna.
  • Just Eat stanzierà 600.000 euro in aiuti ai ristoranti legati alla sua piattaforma.
  • Ci sono hotel e appartamenti turistici che sono stati messi a disposizione degli operatori sanitari che lavorano durante la crisi e che devono viaggiare continuamente.

Come abbiamo accennato, questo è un elenco molto breve che riflette alcuni marchi nazionali e internazionali che hanno lanciato i loro macchinari con l’intenzione di aiutare. E, come sottolinea IPG Mediabrands, «molti brand sanno di poter svolgere un ruolo fondamentale per contribuire a combattere il coronavirus e per aiutare chi lotta per fermare il virus».

A parte quelli citati, qualsiasi azienda sa che già il consumatore era al primo posto, ma ora lo è ancora di più. Ecco perché Ikea non esita a ringraziare tutti per essere rimasti a casa nella sua ultima campagna, oppure Amstel ha messo a disposizione di chiunque lo desideri una playlist che imita i suoni più caratteristici dei bar per emulare quello che ci si trova durante la reclusione dura.

E quali implicazioni ha questa situazione per i brand?

Secondo IPG Mediabrands, oltre ad affinare le proprie linee di azione in materia di CSR, le aziende devono chiaramente optare per messaggi molto attenti, ma che allo stesso tempo siano utili per il proprio pubblico. Non bisogna dimenticarlo. È proprio il pubblico a penalizzare la “comunicazione opportunistica”. Se possibile, tutti questi messaggi dovrebbero essere veicolati principalmente attraverso i canali digitali, anche se non possiamo dimenticare che ci sono alcune reti televisive che hanno aumentato il loro pubblico fino al 206%. Anche i canali TV e le piattaforme di streaming rappresentano quindi opportunità molto preziose.

Mantenendo sempre un notevole grado di “autenticità”, i brand dovrebbero rafforzare la propria reputazione e non perdere di vista alcuni cambiamenti nelle abitudini di consumo, alcuni dei quali non sarebbe irragionevole pensare che permarranno nel tempo:

  • Gli e-commerce avrebbero dovuto farlo molto tempo fa, ma ora non possono perdere l’opportunità di diventare accessibili ai «segmenti meno abituati» a questo tipo di acquisti.
  • Un altro fronte d’azione attuale è anche l’esplorazione delle «opportunità di commercio sociale».
  • E, soprattutto, chi opera nel canale di vendita diretta al consumatore deve «comprendere le abitudini e le preferenze» da cui ogni momento è governato.

Tutto questo senza dimenticare che, prima o poi, la riattivazione arriverà, e ciò implicherà essere pronti a “catturare la domanda” quando si verificherà, attuando “promozioni e incentivi” e mantenendo “investimenti flessibili” che consentano un cambiamento rapido >in determinate situazioni.

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